Stanno arrivando da una terra d’incubo. Sono automobilisti intrappolati nelle loro macchine, simbionti di carne, sangue e metallo. Hanno un mondo da ripigliarsi. Un mio racconto post-apocalittico su Robot 60…

Futuro prossimo, hinterland industriale di una città come tante: un vecchio catorcio a quattro ruote percorre a passo d’uomo la rampa in discesa di una sopraelevata. Qualcuno attende acquattato nell’ombra.
 
L’agguato è stato preparato nei minimi dettagli, presto la vettura sarà bersagliata da un diluvio di pietre, l’autista estratto dalle lamiere e arrostito a fuoco lento sulle gomme della sua macchina…
 
Nell’abitacolo c’è un “paguro”, carne prelibata: un obbrobrio senza gambe che vive in simbiosi con la propria auto, collegato a sofisticate apparecchiature che fanno circolare nel suo organismo sangue, droghe e fluidi di alimentazione per il motore. Forse a mutare questi esseri è stato un ingorgo apocalittico, tantissimo tempo fa, o forse da un certo momento in poi il mondo è semplicemente andato avanti a velocità diverse, dentro e fuori dalle automobili.
 
Il simbionte è venuto in avanscoperta per annunciare l’arrivo in città di un esercito di suoi simili: migliaia di mostri come lui, che hanno viaggiato anni senza mai uscire dalle loro carrozzerie-conchiglia. Ha un fucile a pompa e molto lavoro da sbrigare per organizzare il comitato di accoglienza e preparare la nuova alba.
 
L’imboscata scatta, il fucile esplode una tempesta di colpi, fa terra bruciata degli aggressori. Le nuove macchine stanno arrivando e il mondo per i “No-tech” non sarà mai più lo stesso…
 
Su Robot n. 60, una nuova scheggia di futuro ai confini dell’incubo: il mio racconto “Le polverose conchiglie del mattino” (disegno di Zaex).