Un poliziotto, un prigioniero, una moto. E 450 chilometri da divorarsi in uno degli ambienti più ostili del pianeta: il fondo prosciugato dell’Adriatico. Questo lo scenario del racconto vincitore dell’ultimo Premio Robot…

«Adriatico, ex mare. Fogna a cielo aperto. Cimitero di veleni, ossario di relitti. Negli ultimi cinquant’anni vi hanno scaricato di tutto: dagli ordigni all’uranio impoverito rilasciati dai bombardieri Nato di ritorno dalle incursioni sulla Ex Jugoslavia ai carichi tossici naufragati con le carrette del mare. Tonnellate di greggio, scorie radioattive non trattate, sostanze e rifiuti pericolosi… In forma di barili, fusti, pallet, container, bombe. Evaporata l’acqua, questo cocktail di marciumi assortiti è stato per anni esposto all’atmosfera di un clima carogna, che alterna raggi ultravioletti a gogò a sfuriate di piogge acide ed escursioni termiche da deserto africano».
 
Questo un brano che introduce il teatro del racconto future noir “Schiuma rossa”, recentissimo vincitore della sesta edizione del Premio Robot (81 racconti pervenuti, tra i quali sono stati selezionati sei finalisti e altrettanti segnalati).
 
E ancora…
 
«Benvenuti a Nuova Rimini, cittadina subacquea di 1400 anime. Edifici come cisti esposte al sole. Resine epossidiche, vetro temperato, metallo a vista cavalcato dall’ombra delle nubi. Rottami e schegge che affiorano da strade che non sono mai state strade».
 
La vicenda narra di un poliziotto albanese – Rudan Berisha – e di un prigioniero, costretti dai casi della vita e della giustizia internazionale a condividere un viaggio di 450 chilometri sul sellino di una Ducati: da Milano, dove il criminale è stato prelevato, a Valona, sulla costa opposta dell’Adriatico, dove ci si aspetta che sconti la sua pena. Ma Berisha non è un poliziotto normale e in fondo neppure il prigioniero ha tutte le rotelle a posto. Tra i due, poi, ci si mette un ambiente decisamente ostile, che nasconde sotto ogni pietra letali prodigi, retaggio di una passato di guerre aeree e di naufragi mai denunciati. E poi c’è quella strana schiuma rossa… Che cos’è? Da dove viene? Perché è lì? Quando Berisha e il suo prigioniero arriveranno a Nuova Rimini, il loro viaggio prenderà una piega imprevista e le loro vite cambieranno per sempre…
 
L’Adriatico – superficie 132.000 km quadrati, lunghezza 800 km, larghezza 150 km, profondità massima 1.222 metri – è per certi versi un autentico mare-spazzatura, che custodisce un numero cospicuo di relitti sia militari sia civili, comprese alcune piattaforme petrolifere dell’Agip: la più famosa è la “Paguro”, a un miglio e mezzo dal porto di Marina di Ravenna, colata a picco il 29 settembre 1965. A questi vanno aggiunte le bombe sganciate dagli aerei Nato durante il rientro dai bombardamenti in Kosovo: ai tempi, nel 1999, si parlò di 143 ordigni, dei quali pare 106 rilasciati oltre le 30 miglia dalla costa in aree di grande profondità, attorno ai 300/400 metri. Ancora più preoccupante il numero delle cosiddette “navi dei veleni”, affondate con il loro carico di sostanze pericolose; caso emblematico, quello della “Cavtat”, mercantile jugoslavo inabissatosi il 14 luglio 1974, dopo una collisione con il cargo “Lady Rita”. A bordo, sembra che ci fossero 270 tonnellate di piombo, tetraetile e tetramelite, in 909 bidoni trasportati per metà sopracoperta e per metà nelle due stive… Ma l’elenco degli affondamenti di navi pericolose (non solo nell’Adriatico) è lungo e circostanziato.
 
Ispirato da queste premesse, il racconto è stato scritto la scorsa estate, in tre settimane di lavoro intensivo.
 
“Schiuma rossa”, su Robot n. 68 (Delos Books), uscita prevista fine marzo, 9,90 euro.
 
L’ufficializzazione dei finalisti e la proclamazione del vincitore su Fantascienza.com.
 
Una recensione in giapponese! 
 
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