“Wired Italia”, di nuovo! Dopo l’apparizione, a marzo 2019, sul numero celebrativo del decennale italiano del trimestrale cult di Condé Nast – “10 scrittori raccontano 10 eccellenze italiane nel mondo” – eccomi di nuovo tra le pagine di quella che è andata affermandosi dal 1993 come la testata di riferimento di un mondo in perenne evoluzione, high tech, ma non solo.

Questa volta il leit motiv del numero estivo, in uscita a giugno 2020, sarà il “Reset”: in pratica, le tecnologie che hanno giocato un ruolo fondamentale nell’alleviarci il lockdown da Coronavirus, ma che soprattutto promettono d’improntare, già a partire da ora, il nostro futuro più prossimo. Qualche esempio? Realtà aumentata (AR), Realtà virtuale (VR), Internet delle Cose (IoT), 5G…

Due i miei contributi. Il primo, un’intervista al grande Bruce Sterling, uno dei fondatori – con William Gibson – del movimento cyperpunk: enfant prodige della fantascienza mondiale (scrisse il suo primo romanzo, “Involution Ocean”, a soli 22 anni), futurologo, appassionatissimo di design, nonché guru di Internet delle Cose, tanto d’aver pubblicato nel 2014 un breve quanto accalorato saggio sull’argomento dal titolo The Epic Struggle of the Internet of Things. Scopriremo con lui il lato più promettente di IoT, ma anche quello con meno appeal, il più bizzarro, quello che ci farà divertire di più. E, immancabilmente, quello più distopico e minaccioso. Tra automobili a guida autonoma, smart city e toilette intelligenti…

Il secondo contributo sarà un racconto (di quasi 12 mila battute) commissionato appositamente al sottoscritto proprio sul tema del lockdown, con annesi e connessi high tech. In due parole, una storia di “nerditudine” che ha per protagonista un pugile dilettante desideroso, dal bunker sottocasa, di mettersi in gioco con tutto ciò che la Grande Rete può offrirgli non solo per sopravvivere a una lunghissima reclusione, ma soprattutto per costruirsi una nuova identità/esistenza/futuro. Uno struggente spaccato di resilienza, che vuole essere anche una riflessione piena di speranza sulla solitudine e su una natura che seppure offesa non rinuncia e restituirci scorci di straniante bellezza…


Ecco l’incipit del racconto intitolato “Diario dal bunker”, illustrato dal visual artist rumeno Victor Fota:

Erba. Steli incolti. Infestati di gramigna.
Non sono ancora abbastanza alti da impedire la visuale alle lenti del periscopio emerso dal terreno. Presto, però, Manuel dovrà decidersi a tagliare il prato. Non ha ancora pensato come, ma in qualche modo farà…
Esegue una panoramica attraverso il monitor del computer, si asciuga la fronte madida di sudore, un asciugamano bianco drappeggiato intorno al collo. Il periscopio ruota, si sofferma sull’asfalto spaccato del vialetto davanti a casa, zooma, gli restituisce l’ennesimo mattino di pulviscolo e insetti volanti.
Appena prima del dosso, il semaforo intelligente è in coma sul verde. Da quasi undici settimane.
Ha appena incrociato i guantoni con Leon Spinks, oro olimpico a Montreal ’76 nella categoria Mediomassimi, nonché detentore delle corone WBA e WBC del ’78 senza limiti di peso, un toro esuberante e scorbutico. Quattro riprese tirate, col visore VR.
Manuel è un marcantonio di un metro e 87 e poco meno di 94 chilogrammi, e si tiene in gran forma. Niente bilancieri, pesi, tapi roulant; la sua palestra è un misero tavolo di formica addossato a una parete scrostata. Sopra, casco, visore e guanti per la realtà virtuale. A usarli bene fanno miracoli per bicipiti e addominali.

Tra i contributor del numero, anche Cory Doctorow, il filosofo Gino Roncaglia, il designer Paolo Pininfarina, l’astronauta Paolo Nespoli, l’architetto dello studio Piuarch Francesco Fresa, la coppia di scrittori umoristici Zach e Kelly, Weinersmith, il fotografo Mattia Balsamini e la giornalista Raffaele Panizza.

“Wired Italia” estate 2020, pag. 204 – 5 euro.