Una città alta, dorata, opulenta, che agli ultimi piani di lussuose torri di cristallo fa del consumismo più sfrenato e dello spreco la sua ariosa blasfemia; e una città bassa, rincagnata nel buio del Kat, popolata di relitti umani alla deriva costretti a (soprav)vivere di espedienti.Nel mezzo, a sigillare i piani bassi, una barriera inattaccabile di resina composita, irrorata di sensori e nanomacchine in grado di stroncare sul nascere ogni tentativo d’intrusione.


YaneZ è uno scavamacerie, il migliore sulla piazza, e, come i disperati che vivono senza speranza sotto quella linea di confine, tira a campare in attesa che la fortuna gli cada letteralmente sulla testa. Che un rifiuto, accendendo l’ingegno di una mente ancora lucida, possa trasformare uno scarto in un riciclo utile, una scoria in un barlume di riscatto, un resistente in un guerrigliero di giustizia.

Con il software è capace di fare magie e persino di crearsi una compagna che attenui la sua solitudine. Un giorno si ritrova tra le mani una scheggia lucente, frammento di uno dei tanti megamonitor volanti che incrociano nel cielo sopra il Kat. E la sua vita non sarà più la stessa. Ma a quale prezzo?

Una struggente storia d’amore e rivoluzione, all’ombra di un’idea tossica di ordine sociale…

Questa, in estrema sintesi, la trama del racconto “Lacrime di uno sguardo di cartone” contenuto nell’antologia “Quando il sole bruciava” curata per la collana Odissea Fantascienza di Delos da Franco Ricciardiello e Delos Veronesi. Una raccolta che ospitando grandi nomi della fantascienza italiana – Giulia Abbate, Francesca Cavallero, Milena Debenedetti, Elena Di Fazio, Domenico Gallo, Gian Filippo Pizzo, Franco Ricciardiello, Dario Tonani, Nicoletta Vallorani –  intende sondare le origini della narrativa distopica in Italia e le contaminazioni che hanno contribuito a caratterizzarne lo sviluppo.

Ecco l’incipit del racconto:

YaneZ alitò un paio di volte sul coccio di schermo, una lastra opalescente di una ventina di centimetri per lato. Intellivetro e plasma. Gli altri scavamacerie non avrebbero trovato che frammenti più piccoli. Avevano visto il gigantesco plasmonitor sfarfallare senza controllo tra una torre e l’altra, la pornoimmagine perdere quota nell’ombra, sfondare una vetrata tra il 400° e 450° piano. E infine esplodere in una pioggia di schegge, la carne nuda sfrigolare in caduta libera come grasso su una graticola.
Il tutto era durato meno di quindici secondi.
YaneZ passò la manica sopra i frattali che stavano pulsando sulla superficie lucida. Come olio iridescente, una chiazza di luce ambra colò adagio verso un angolo di schermo. I biopixel stavano morendo tra le sue mani. La pelle della pornoimmagine, prima velluto, divenne scorza fredda.

Il racconto era già apparso nel 2011, in duplice formato – cartaceo e digitale – nell’antologia personale “Infected Files”, sempre per Delos (se ne parla anche qui).

“Quando il sole bruciava”, a cura di Franco Ricciardiello e Delos Veronesi, Odissea Fantascienza, Delos Digital, pagg. 184, prezzo 14 euro; in formato digitale, Kindle o Epub, prezzo 3,99 euro.