Arrivati al terzo titolo del ciclo, dopo “Cronache di Mondo9” (Millemondi, 2015), “Naila di Mondo9” (Oscar Fantastica, 2018 e Urania Jumbo 2021) e “Mya di Mondo9” (Urania Speciale 70 Anni, 2022), con la gentile concessione di Mondadori riporto integralmente l’introduzione al ciclo che la redazione di Urania mi ha chiesto di scrivere in apertura dell’ultimo volume – di fatto la quarta parte della saga perché il primo libro è diviso in due – per ricostruire la genesi, lo sviluppo e le dinamiche che hanno segnato il percorso editoriale di questo universo narrativo e dei suoi personaggi principali. Dalla nave Robredo, protagonista delle prime quattro storie ospitate dalle “Cronache”, alle due donne comandanti, madre e figlia, che si sono succedute nei libri successivi, Naila prima e Mya poi, passando per le traduzioni all’estero. Un modo per conoscere anche alcuni curiosi aneddoti che hanno accompagnato la pubblicazione dei vari titoli e l’anomalo alternarsi tra ebook e libro cartaceo e tra edicola e libreria…

Una dinastia di donne al comando

Il rombo di un motore incarognito rompe il silenzio del deserto. Si alza nel cielo sgombro di nubi per poi affievolirsi quando la sagoma in controsole si eclissa in un avvallamento del terreno sparendo dietro una duna. Un attimo, ed eccola di nuovo, mentre scollina oltre il crinale impennandosi con le ruote nel vuoto. È uno pneumosnodo incrostato di sabbia sporca e ruggine; concrezioni che assomigliano a enormi bubboni infetti. Il metallo ha perso quasi del tutto la sua lucentezza originaria, il veicolo scende il pendio traballando, opaco e livido come una vecchia creatura raggrinzita dall’età
Va alla deriva da anni, si acquatta sotto la sabbia e – sopita la paura per una nave predatrice nei paraggi – riaffiora in superficie e riprende la sua marcia senza meta. Famelico e cocciuto. A bordo, il suo carico di carne tenera e vagiti.

Sono trascorsi quattro anni tondi da quando due muscolose braccia metalliche hanno calato nelle sue viscere la piccola Myahara (la Mya di questo romanzo), che Naila di Mondo9 aveva partorito solo qualche ora prima.

Riprende più o meno da qui un’avventura cominciata in realtà nel 2015: estate, caldo, letture sotto l’ombrellone. E un Millemondi intitolato “Cronache di Mondo9”, sulla cui copertina campeggia il nome di un unico autore. Italiano. Per la prima volta. A sfogliarlo ci si accorge che qua e là, tra un capitolo e l’altro, compare il disegno al tratto di una nave a ruote, anche questo un inedito per la storica testata da edicola di Mondadori che vanta – tra prima e seconda serie – la bellezza a oggi di quasi 140 uscite. Le navi sono opera di quel diavolo estroso di Franco Brambilla, copertinista di Urania da oltre un quarto di secolo.

Ricordo che alla redazione ne proponemmo nove, un po’ per ossequio al numero d’elezione della saga, un po’ perché altrettante erano le storie, fra racconti lunghi (cinque) e romanzi brevi (quattro), che componevano il volume. In modo che potessero sceglierne un paio come motivi grafici di separazione tra le due parti del libro, “Mondo9” e “Mechardionica”. Con somma sorpresa di Franco e mia ci risposero: “Okay, le pigliamo tutte!”.


Chi ha letto quella piccola primizia agostana ricorderà senz’altro la giovanissima Naila, che io definii sin dalle prime battute, la ragazzina venuta dalle ruote, un’impertinente mocciosetta di 13 anni dal cuore indomito e la lingua sferzante. Un’autentica campionessa d’impudenza, capace di scegliere la via più impervia per oltrepassare il prodigio che le sbarrava il passo sulla via di casa: lei, umile raccoglitrice di mangiaruggine, decisa a inoltrarsi nel sottopancia, tra le novemila ruote della nave più mastodontica di tutto il pianeta – l’Afritania -, di fatto un’enorme porzione collassata di “Mecharatt, la Lurida”, la caotica megalopoli alle propaggini del Grande Deserto, inestricabile groviglio rugginoso di catapecchie, botteghe artigiane, vicoli malfamati, altiforni, minareti, gru, paranchi e ciminiere.


Trent’anni sono trascorsi da quell’incontro fortuito quanto fatale, e Naila, divenuta nel frattempo l’unica comandante donna di tutto Mondo9, ha fatto tappa e cambusa, con la seconda avventura, nella prestigiosa collana “Oscar Fantastica” di Mondadori, anno domini 2018. Un salto di ruolo, ma soprattutto di temperamento per un personaggio in grado di ribaltare le tradizioni patriarcali e maschiliste della marineria più rude e che proprio per questo meritava una storia a sé, un romanzo che unisse desiderio di riscatto e feroce determinazione, orgoglio femminile e rifiuto della subalternità, amore e coraggio. Segnata da un’infanzia d’ingiustizie e soprusi, ossessionata da incubi ricorrenti che la portano a rivivere ogni notte la scomparsa prematura della famiglia, Naila decide di dare alla luce la creatura che porta in grembo senza rinunciare per un solo attimo alle sue prerogative di comandante. Contro tutto e contro tutti. Ma soprattutto contro la Grande Onda, che un’antica profezia pone ineluttabilmente lungo la rotta del suo destino.


Sta a lei e alla sua Syraqq, una vecchia baleniera riconvertita a cargo, mettersi sulle tracce di un fenomeno che è al contempo mito, abominio e catastrofe. Per cavalcarla, consegnando sua figlia Myahara a un futuro pieno d’incognite.

Il romanzo che avete fra le mani va sì ad ampliare un affresco molto più vasto – composto anche da spin-off usciti su altre pubblicazioni non solo di Mondadori (“Sabbia nera” in ebook per la casa editrice di Segrate; “Picadura” sul Millemondi “Strani Mondi” del 2019; “Coraggiosa”, per Delos Digital nel 2021) -, ma può essere affrontato senza aver letto i capitoli che l’hanno preceduto proprio perché indipendente e autoconclusivo.

Per fugare ogni timore, il mio consiglio è partire dal fondo, dalla “Miscellanea Enciclopedica di Mondo9” in calce al volume, meravigliosamente illustrata da Franco Brambilla: comincerete così a prendere confidenza con molti elementi – terminologia nautica, fauna ittica, flora, congegni, cultura, aneddotica e curiosità – che vi accompagneranno nel corso della lettura.

Le vicende narrate s’inspirano alle avventure marinaresche dei grandi autori dell’Ottocento e del Novecento – da Herman Melville a Joseph Conrad, da Robert Louis Stevenson a Patrick O’Brian – ma lo fanno con la sabbia al posto dell’acqua; i deserti, le praterie e le foreste pluviali anziché i mari e gli oceani. E soprattutto con due generazioni di donne, madre e figlia, alle prese con ruoli che il genere normalmente attribuisce a figure maschili.

E se Naila conquista i riflettori grazie alle sue debolezze e ai suoi capricci, gli amori anticonvenzionali, la rabbia e una sensibilità unica nel domare le navi, Myahara – che ha trascorso i primi anni della sua vita avendo come unico genitore uno pneumosnodo – mostra da subito talenti insospettabili, spirito ribelle, capacità organizzative fuori del comune e un’attrazione innata per i guai, la competizione, il potere.

Con “Mya di Mondo9”, romanzo suddiviso in tre parti in base all’età della protagonista (nove, diciotto e novantanove anni), la storia prende i binari del vero e proprio Planetary romance ampliando la sua portata da avventura dei singoli a epopea di un universo in profonda trasformazione. Anche il setting si arricchisce di componenti nuovi, che porteranno il lettore a conoscere molto di più sulla genesi, la storia e i mutamenti del pianeta di ferro e dei suoi abitanti. Il “rilancio”, vi avverto, sarà forte e per certi aspetti inatteso.

Si passerà di ossessione in ossessione. Da quella di Naila per la Grande Onda a quella di un intero pianeta per un evento destinato a trasformarsi ogni volta in un’autentica isteria collettiva, capace d’infiammare l’ingordigia personale di uomini e navi, ma anche di smuovere fiumi di denaro in scommesse clandestine: una gara sportiva, la più folle e massacrante prova di coraggio che possa impegnare un comandante e la sua ciurma. A oggi, dal debutto sulla scena dell’insaziabile Robredo, la nave protagonista del primissimo racconto intitolato “Cardanica” (apparso sulla rivista “Robot” nel lontano 2008), ho calcolato di aver abbracciato una finestra temporale di quasi trecento anni.


La saga, che mi piace definire un cantiere aperto, si è sviluppata in un susseguirsi di anomali rimpalli tra carta stampata ed ebook, tra libreria ed edicola, quasi sempre segnando una prima volta per un autore di fantascienza italiano: Millemondi, Oscar Fantastica, Jumbo e ora uno Speciale nelle celebrazioni per i 70 anni di Urania che mi riempie di orgoglio. Con alcuni suoi capitoli ha varcato confini geografici lontanissimi transitando da alfabeti diversi, prima negli Stati Uniti (2011), poi in Giappone (2014) e da qualche mese in Russia, per la AST, la casa editrice più importante del Paese, che nel suo sterminato catalogo, oltre ai grandi classici (Dostoevskij, Dumas, Goethe, Kafka, Kant, Melville, Orwell, Tolstoj), annovera – solo per rimanere alla narrativa di genere – autori del calibro di Dan Brown, Ken Follett, Neil Gaiman, Michel Houellebecq, Stephen King, George R. Martin, Chuck Palahniuk, Wilbur Smith, Kurt Vonnegut… E un paio di anni fa ha acquistato i diritti sia di “Cronache di Mondo9” sia di “Naila di Mondo9”, la cui uscita è prevista entro la fine di quest’anno.

Il futuro? Impossibile prevederlo. Per quanto, Garrasco prima, Asur, Yasir e Sargàn poi, ma soprattutto Naila e Myahara si siano dati un gran daffare, il domani è tutto nelle mani di voi lettori/avventurieri.

Buon vento quindi e buona lettura, comandanti.

P.S. Le immagini di Naila e di Mya in apertura di articolo sono fan art dell’artista Giovanni Simioni.