La rivista Robot, di Delos Digital, tocca quota 99 numeri, e il direttore e amico Silvio Sosio – che conosce bene la mia passione per il racconti – mi propone di omaggiare il traguardo con una storia che riprenda, in qualche modo, quella coppia di cifre così intriganti per il sottoscritto.


«Tornare su Mondo9?» chiedo 
a bruciapelo.
«Why not?», risponde, «ma se vuoi aspettare il 100...».
È agosto, i tempi paiono strettissimi e la testa altrove, sul nuovo romanzo “Il trentunesimo giorno”, di cui sto affrontando in quel primo mese dall’uscita la fase di lancio. Nelle intenzioni di Silvio, il numero di Robot potrebbe persino essere pronto per Stranimondi, in programma a Milano a metà ottobre (in realtà, non sarà così). Comunque sia, il proposito di riaffacciarmi su Mondo9 m’intriga…
«Okay, affare fatto!».


Il progetto è ricalcare il format degli spin-off precedenti – “Sabbia  nera”“Picadura”“Coraggiosa”, “Quindici piedi” – con  personaggi nuovi e navi diverse. L’idea – una riflessione sul valore della maternità e della creazione artistica – mi frullava già per la testa e i due protagonisti, un cane cieco e un eccentrico musicista, arrivano di conseguenza, malinconicamente improbabili nella loro imbronciata solitudine, in una sorta di sit-com ambientata a bordo di una nave molto particolare, la Dominante. Nave che è un gigantesco strumento musicale, compagna perfetta per la Madrigale, il vascello canterino di “Naila di Mondo9”

Eccone l’incipit:

«Spingi!».
La voce metallica del cilindro punzonato echeggiò per tutto lo pneumosnodo. Come se a bordo ci fosse davvero qualcuno ai comandi.
«SPINGI!» ripeté alzando il tono di tre tacche. «MAMMA È MORTA!».
Ogni distacco, un parto. Soprattutto se per la fatica e l’azione lenta di un veleno assunto chissà come, la nave-madre era stramazzata su un fianco in cima a una duna.
«PIÙ FORTE ADESSO, CUCCIOLO!». Le pareti del piccolo veicolo emisero il gemito scricchiolante di una latta accartocciata.

“Robot 99”, Delos Books, pag. 252, prezzo 9,90 euro (ebook, 6,99), illustrazione interna di Franco Brambilla, cover di Daniele Gay.