Vino, birra, superalcolici… A qualunque autore sarà capitato d’inserirli nelle proprie storie, e magari di farli scorrere a fiumi. L’alcol, si sa, prima di rendere l’eloquio strascicato e la testa confusa tende a sciogliere la lingua, aprendo allo scrittore straordinarie opportunità: estorcere a un personaggio una confessione, ma anche soprattutto informazioni e indizi utili alle dinamiche del plot. Senza contare l’esercito di protagonisti e comprimari con il vizio di alzare il gomito che la storia della narrativa soprattutto poliziesca ci ha consegnato.


Il detective con qualche scheletro e molte bottiglie nell’armadio, l’artista perennemente alticcio, il perdente di turno – uomo, donna o non-binario che sia – succube del propria dipendenza alcolica sono cliché pienamente assimilati dalla narrativa di genere. Normale quindi che qualche scrittore si spinga persino a esibire un’insospettabile competenza in fatto di vini, birre artigianali, cocktail e liquori, quando non addirittura a inventarne di sana pianta di nuovi.

Al sottoscritto è capitato almeno un paio di volte, in entrambi i casi calcando la mano non tanto sul titolo alcolometrico del preparato, quanto sulla sua peculiarità. Come già era avvenuto con la panoramica dei locali inseriti nelle storie, ecco le citazioni più significative riguardanti gli alcolici serviti ai loro banconi.

Nel romanzo “Toxic@“ (Urania 1574, Mondadori 2011), per esempio, si fa riferimento a una bevanda – il Fallace – con queste parole:

Durante il processo fisico di decomposizione, due ricercatori pachistani avevano scoperto all’interno dei cartoon uno pseudo-enzima fermentativo (da loro battezzato “Fall”, autunno), che era stato successivamente utilizzato in Occidente come base per la preparazione di una bevanda energizzante molto in voga tra i giovani, il Fallace. Ma qualcosa – non si sapeva esattamente come né tantomeno quando – aveva cominciato ad andare storto, molto storto. Con tutta probabilità, il salto a pandemia era dovuto a tre circostanze in qualche modo legate tra loro: il diffondersi dei +toon come droga da sballo (dagli effetti prolungati e tutto sommato piuttosto economica), la mutazione dell’enzima fermentativo durante un preciso stadio di vita di alcuni cartoni e il successo crescente del Fallace. […] Se anche le autorità si erano immediatamente affrettate a dichiarare il Fallace fuori legge, non era affatto un problema procurasene una fiala al mercato nero“.


E ancora, parlando di un Titti imbottigliato in un liquore:

Tolse il tappo e versò due dita in tutti e quattro i bicchieri. ‘Grappa di Fallace. Invecchiata dodic’anni’.
De Matteis allungò una mano attorno al suo e studiò il liquido dall’alto. Pizzicava il naso alla stregua di qualsiasi superalcolico. Indicò la bottiglia. ‘Come accidenti ce l’ha messo lì dentro?’.
‘Butti giù e glielo dico’.
Con la fredda immobilità di un rettile la figura nella bottiglia abbassò di scatto una palpebra. La sfumatura del liquido la rendeva grigia e incolore, la consistenza pareva molliccia. Nessun piumaggio visibile; la pelle del corpicino era ricoperta di grinze come se indossasse una vecchiaia di due o tre misure più grande. E disperata.
Lanna vuotò il bicchiere in un sorso. ‘È cresciuto lì’, disse usando appropriatamente il maschile per una creatura ritenuta il più delle volte una femminuccia viziata e scorbutica. ‘Non credo di ricordare quando l’ho… imbottigliato. Salvo il fatto che il bastardo mi ha beccato e mi ha quasi staccato un dito‘”.

Il Fallace fa una fugace apparizione anche nel dittico “L’algoritmo bianco”(Urania 1544, Mondadori 2009), quando il protagonista-killer Gregorius Moffa si avvicina al bancone del malfamato locale “Blockbastard” per ordinare:

Un Fallace, con soda è una spruzzatina di kim”.

Il secondo caso, comparendo nel Ciclo di Mondo9, ebbe una visibilità ben maggiore e costante, tanto da diventare oggetto di fan art ed essere addirittura imbottigliata per davvero con un’etichetta inequivocabile: “Grappa di formiche”. Così viene introdotta per la prima volta a pag. 212 del capitolo iniziale della saga, “Cronache di Mondo9” (Millemondi 72, Mondadori 2015 e collezione celebrativa per i 70 di Urania, RCS MediaGroup e Mondadori, 2022).

Samyr attese che avesse finito e gli versò tra le labbra un sorso d’acqua dalla sua borraccia, rammaricandosi di non avere con sé qualche goccia della migliore grappa di formiche, con cui gli avrebbe certo strappato un mezzo sorriso di appagamento“.

Immagini di fan art realizzate da Angelo Campagna.